Provare una indicibile e plateale gioia,essere felici sino alle lacrime richiede una speculare capacità di non filtrare le emozioni e quindi di vivere il dolore in modo egualmente estremo.Me l’hanno ricordato alcune situazioni sportive ed umane viste in questi giorni.Ma per disillusione o per cinismo o chissà spesso si baratta questo tipo di emozioni con qualcosa di più soft, preferendo attenuare gioie e dolori nell’illusione di poterli meglio dominare. Forse non è estranea a questo atteggiamento la considerazione che la vita di solito ci riserva più dolori che gioie oppure qualche delusione che ancora brucia.Così ci stampiamo sul volto il nostro migliore sorriso e anche quando va male ci limitiamo a dargli una venatura amarognola quasi a dire:”E’ la vita bellezza,niente ufficio reclami qui”.
Vi spiego le cose ovvie...datemi solo il tempo di capirle
lunedì 18 agosto 2008
Distacco
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5 commenti:
La speculazione delle infiltrazioni nascono, credo, dall'approccio che umanamente (nelle infinite diversità delle sfumature) si ha nei confronti dei "perchè" che ci si chiede (o ci si chiedeva): si vaga nel vuoto e non si hanno sempre le risposte pronte perchè semplicemente NON CI SONO.
E' la naturalezza a farceli dominare. crescendo credo che ci si vuole difendere dalle "botte" che la vita ci propone.
L'amarognolo (io dico l'agrodolce) ci sta. perfettamente. e... se tira a campà.
baciotto, robi.
Glò
@Glò:sono perfettamente d'accordo con te.Un bacio.Robi
prima credevo che vivere tutto al massimo (dolore e piacere)fosse l'unica verità. il mio mestiere, prima ancora di conoscerlo a fondo, credevo volesse dire violentare se stessi, farsi male e stancarsi, anche psicologicamente.
ma il mio stesso lavoro mi ha smentito, e mi ha insegnato che solo nella "solidità" (a patto che non significhi "freddezza") si tirano fuori le cose migliori. il pubblico, per credere a un mio pianto, ha bisogno di vedermi piangere sangue e cuore. ma ciò non vuol dire che io debba ricordare qualcosa che mi ha fatto piangere sangue e cuore nella vita reale. non è necessario ammalarsi. e ho capito che anche nella vita è così. mantenere una distanza "ironica" (preferisco chiamarla così) aiuta e non poco. non inaridirsi, buttarsi, sempre, ma consapevoli che c'è anche il dolore. che poi passa (ed è lì che diventiamo poeti).
@Lamicragna:ti ringrazio per un commento scritto con il cuore.Mi piacerebbe molto assistere ad un tuo spettacolo.Ciao
non ti chiedo con quale parte del corpo tu pensi che io scriva gli altri commenti..
(appunto, son ritornata scema)
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